STESSO STIMOLO, RISPOSTA DIVERSA AL DOLORE. PERCHE’?
Il dolore è una sensazione complessa, individuale e soggettiva, risultante da una componente sensoriale(nocicezione) relativa al trasferimento dello stimolo doloroso dalla periferia alle strutture centrali e da una componente emotiva legata all’esperienza del singolo, che modula in maniera importante quanto percepito.
Nel 1986 l’associazione Internazionale per lo studio del dolore (International Association for the Study of Pain, IASP) definiva il dolore come “un’esperienza sensitiva ed emotiva spiacevole, associata ad un effettivo o potenziale danno tissutale o comunque descritta come tale.”
Nel 2016 William AC. et al., pubblicano sulla rivista Pain un articolo dove viene data una nuova definizione di dolore, ovvero "Il dolore è un'esperienza di angoscia associata ad un danno reale o potenziale che si avvale di componenti sensoriali, emozionali, cognitive e sociali".
Il dolore è fondamentale per la nostra sopravvivenza, ed è il risultato del cervello che elabora uno stimolo percepito come dannoso o potenzialmente dannoso.
Perché “potenzialmente”? Perché, come abbiamo detto prima, la percezione del dolore non è solamente legata allo stimolo meccanico, piuttosto, è modulata da diversi fattori: biologici (severità della malattia, nocicezione, infiammazione, funzione cerebrale), psicologici (umore, catastrofizzazione, stress e ansia, coping), sociali (fattori culturali, ambiente sociale, fattori economici e supporto sociale).
Al di là delle definizioni, il dolore è un campanello d’allarme del nostro sistema nervoso ed è reale ogni volta che il paziente lo esprime.
Il dolore è un sintomo tanto frequente quanto trasversale: a livello clinico, infatti, può costituire un segnale importante per la diagnosi iniziale di una patologia.
Una prima classificazione del dolore vede la sua categorizzazione in “acuto” e “cronico”
Da un punto di vista eziopatogenetico, invece, si distingue il dolore di natura nocicettiva da quello neuropatico.
Che via percorre lo stimolo dolorifico per essere captato come tale?
La sensazione dolorosa, essa sia di origine nocicettiva o neuropatica, segue il medesimo percorso: dalla periferia alla corteccia cerebrale passando per il corno posteriore del midollo spinale.
I primi a ricevere lo stimolo sono i nocicettori (recettori del dolore) in periferia ed è loro compito mandare l’informazione al midollo spinale. Si servono di due
tipologie di fibre per trasmettere il messaggio:
Queste fibre viaggiano lungo le fibre dei tessuti periferici, attraverso le radici dorsali del midollo spinale e terminano nelle corna dorsali dello stesso.
Qui, l’impulso doloroso viene condotto alla corteccia cerebrale attraverso due percorsi:
-La via neospinotalamica: conduce informazioni nocicettive specifiche dal midollo spinale al talamo e all’area somato-sensitiva della corteccia cerebrale. Le informazioni che percorrono questa via permettono di discriminare la localizzazione, la natura e l’intensità dello stimolo doloroso.
-La via paleospinotalamica: le informazioni nocicettivepartono sempre dalle corna posteriori del midollo spinale ma nel loro percorso verso il talamo che proietterà alla corteccia cerebrale, inviano ulteriori messaggi alla formazione reticolare, ipotalamo e strutture limbiche, responsabili della percezione del dolore.
In particolare, le regioni deputate a questo fenomeno, puramente soggettivo, di percezione e codificazione del dolore sono:
Formazione reticolare -> integrazione globale dell’esperienza dolorosa.
Ipotalamo -> risposte vegetative e neuroendocrine.
Strutture limbiche -> meccanismi ansiogeni legati al dolore.
Talamo -> consapevolezza del dolore, emozioni e reazioni ad esso associate.
La modulazione, invece, è l’attività di inibizione esercitata dai centri nervosi stessi sulla trasmissione del dolore. Le corna dorsali del midollo spinale sono il sito più comune per la modulazione del dolore.
La modulazione del dolore include:
La via inibitoria primaria nel controllo della modulazione discendente del dolore è costituita dalla Sostanza Grigia Periacqueduttale (PAG), principalmente grazie alle cellule che producono encefalina e serotonina.
Anche fibre noradrenergiche dirette al midollo spinale e provenienti dal Locus Ceruleus (gruppo di neuroni situati tra il bulbo e il ponte), hanno funzione inibitoria sulla trasmissione del dolore.
I neurotrasmettitori maggiormente coinvolti nell’inibizione del dolore sono quindi gli oppioidi, la serotonina e la noradrenalina.
A queste complessi percorsi neuro-fisiologici, dobbiamo anche riconoscere la valenza delle nostre emozioni e dei nostri comportamenti, dove alcuni modus pensandipossono divenire fonte di mantenimento del dolore econtribuire al suo perpetuarsi: ogni individuo interpreta lo stimolo doloroso secondo il proprio sistema di credenze influenzandone percezione ed intensità.
REFERENCES
- Williams AC, Craig KD. Updating the definition of pain; Pain2016 Nov;157(11):2420-2423.
- Nijs J, Leysen L, Vanlauwe J, Logghe T, Ickmans K, Polli A, Malfliet A, Coppieters I, Huysmans E. Treatment of centralsensitization in patients with chronic pain: time for change?; Expert Opin Pharmacother. 2019 Nov;20(16):1961-1970. Epub2019 Jul 29.
- Stefania Minuzzo. Nursing del dolore. Prima Edizione ed.: Carrocci Faber; 2004
- Barash PG, Cullen BF, Stoelting RK. Manuale di Anestesia Clinica. Settima
Edizione ed., Delfino Editore; 2015.